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La Storia della “BAGUETTE”

La baguette (pronunciato baghèt; dall’italiano bacchetta) o baghetta è un particolare tipo di pane distinto dalla sua forma molto allungata, e dalla sua crosta croccante.

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La baguette è un discendente del pane sviluppatosi a Vienna nella metà del XIX secolo, quando si iniziò ad utilizzare i forni a vapore, che favorivano la formazione della crosta croccante e dei solchi obliqui che ancora distinguono l’odierna baguette. La forma venne adottata in Francia nell’ottobre del 1920, quando una legge vietò ai fornai di lavorare prima delle quattro, rendendo impossibile cucinare le tradizionali pagnotte rotonde in tempo per la colazione dei clienti: la baguette risolse il problema perché può essere preparata e infornata molto più brevemente.

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Museo del Pomodoro

Ieri ho avuto la possibilità di visitare i “Musei del Cibo” in provincia di Parma. Una gita all’insegna delle eccellenze italiane, che consiglio a grandi e piccini.

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Oggi vi parlerò del Museo del Pomodoro che è situato c/o Corte di Giarola – Parco del Taro – a Collecchio in provincia di Parma. Il museo ripercorre le vicende storiche del pomodoro, ne segue le tecniche di coltivazione, propone la ricostruzione di una antica fabbrica delle conserve, con macchinari d’epoca.

La Storia: I pomodori costituiscono, con il mais e la manioca, una parte predominante della dieta degli abitatori dell’area compresa tra il Messico ed il Perù.I primi esemplari di pomodoro giunti nel Vecchio Continente sulle navi dei conquistatori spagnoli al seguito di Hernán Cortès (1485-1547) di ritorno dalle Americhe erano di piccole dimensioni e di colore giallo. Olivier De Serres (1539-1619), botanico alla Corte di Francia, cita il pomodoro nel suo Trattato di agricoltura, come una curiosità, gradevole come pianta ornamentale.
Antonio Latini (1642-1696), cavaliere marchigiano, cita per la prima volta nel suo Scalco alla moderna edito a Napoli nel 1694 il pomodoro in un trattato gastronomico con una sola ricetta di stufato di verdure.Francesco Gaudenzio (1648-1733), cuoco dei Gesuiti, nel Panonto toscano, redatto nel 1705, propone il misto di verdure in tegame, reso inconfondibile dal rosso dei pomodori, pelati, spezzettati e soffritti nell’olio.
Il botanico-gastronomo Vincenzo Corrado (1734-1836), nel suo Cuoco galante pubblicato per la prima volta a Napoli nel 1773, descrive i pomodori come “frutti” color zafferano.

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Nel 1781 il pomodoro viene introdotto a Philadelphia, negli Stati Uniti, da un rifugiato francese proveniente da Santo Domingo e la sua coltivazione viene sostenuta da Thomas Jefferson.Charles Nicolas Appert (1749-1841), già pasticciere in Rue de Quincampoix a Parigi, dopo numerosi tentativi, nel 1796 realizza in un piccolo atélier a Ivry-sur-Seine le prime conserve in vasi di vetro. Charles Nicolas Appert pubblica nel 1804 il Livre de tous les ménages, ou l’art de conserver pleusieurs années toutes les substances animales et végétales, con i risultati dei suoi esperimenti, codificando l’ “Appertizzazione”.
Peter Durand presenta in Inghilterra nel 1810 il brevetto per un metodo di conservazione degli alimenti mediante riscaldamento entro recipienti di latta. È oggi riconosciuto come l’inventore delle scatole in banda stagnata.
Alla Corte di Parma, il cuoco di Maria Luigia, Vincenzo Agnoletti (1776-1826 post), scrive: “I pomodori si preparano in diverse maniere. Sono di diverso gusto, purché siano rossi e freschissimi”.

DSCF2306Alexandre Dumas (1802-1870), dopo un suo soggiorno a Napoli, nel 1835 descrive vari tipi di pizza, quasi tutti ancora “in bianco”: con olio e aglio, con pesciolini e, finalmente, col pomodoro. Il pomodoro conquista la pizza.
Ippolito Cavalcanti, duca di Bonvicino, (1787-1859) nella sua Cucina teorico pratica, pubblicata nel 1839 codifica, per la prima volta, e in dialetto napoletano, “i vermicielli co’ le pommodore”. Il pomodoro sposa la pastasciutta.
Viene pubblicata nel 1840 la famosa ricetta di Niccolò Paganini (1782-1840) dei ravioli alla genovese con salsa di pomodoro.
Il pomodoro compare in svariati allestimenti e condimenti, in un pranzo di gala offerto nel 1853 dall’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III.
L’inglese Yates brevetta nel 1855 il primo modello di apriscatole.
Francesco Cirio (1836-1900) apre a Torino nel 1856 la prima fabbrica di piselli in scatola, seguita nel 1875 dal primo impianto per la lavorazione industriale di pomodoro in Campania, grazie all’impegno del tecnico parmigiano Lamberto Gandini e dell’industriale locale Pietro Rovetta.
Carlo Rognoni (1829-1904), nel suo podere la Mamiana di Panocchia, studia per primo il pomodoro e la sua coltivazione, con incroci ricava la qualità più adatta, chiamata Ladino di Panocchia, ne porta la coltura in pieno campo e nel 1874 fonda una società di agricoltori.
All’Esposizione Universale di Parigi del 1878 il Comizio Agrario di Parma presenta conserva e salsa di pomodoro in pani e in vasi di cristallo.
Secondo i dati ministeriali, nel 1890 sono attivi in provincia di Parma 16 opifici di trasformazione del pomodoro con 35 caldaie a fuoco diretto e 76 operai producendo mediamente 535 quintali di conserva nera in pani all’anno.Con l’utilizzo delle boules e dei concentratori, si giunge alla più conveniente e sicura produzione sottovuoto di conserve di pomodoro.
Secondo i dati della Camera di Commercio, nel 1912 sono attivi in provincia di Parma 61 stabilimenti, che trasformano, mediante 229 impianti sottovuoto, 1,5 milioni di quintali di pomodoro, offrendo lavoro, per 50 giorni, a tremila persone.

DSCF2308Il 2 luglio 1922 viene ufficialmente fondata a Parma la “Stazione Sperimentale delle Conserve Alimentari”, sorta per iniziativa di Comune, Provincia, Consorzio Industriali, Cassa di Risparmio, Banca dell’Associazione Agraria, Camera di Commercio e grazie all’impegno di Giuseppe Micheli (1874-1948), e di Antonio Bizzozero (1851-1934), con il compito di innovare e accrescere ulteriormente il comparto.
Il 15 maggio 1939 viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di costituzione dell’Ente per la Mostra delle Conserve di Parma, sorto per iniziativa della Stazione Sperimentale, del Comune, della Provincia, della Camera di Commercio e degli Industriali di Parma.
Dal 1 al 20 settembre 1942 si tiene la prima “Mostra delle Conserve Alimentari” nei Padiglioni del Parco Ducale di Parma, dando il via alla serie di manifestazioni espositive specializzate ancor oggi attive con il nome di Tecnoconserve e, quindi, di Tecnocibus. 
Nel nuovo quartiere fieristico sorto lungo l’Autostrada del Sole, il 4 maggio 1985 viene inaugurato Cibus, il primo salone internazionale dell’Alimentazione, evoluzione della storica “Mostra delle Conserve”. Alle soglie del nuovo millennio l’industria conserviera parmense, composta da 11 insediamenti produttivi, lavora annualmente oltre 10.000 quintali di pomodori e supera il 20% dell’intera produzione nazionale di derivati.

Sagra del Tortellino di Malalbergo

Periodo 30/31 maggio – 1/2/6/7/8/9 giugno

 

Menù:

Primi Piatti
Tortellini in brodo
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Tortellini al ragù
Tortellini al tartufo
Tortellini rustici
(scaglie di tartufo, grana, burro fuso)

Secondi Piatti
Castrato alla griglia
Salsiccia alla griglia
Costata di manzo alla griglia(400 gr.)
Roast-beef
Piatto campagnolo
(salumi e formaggi misti)

Friggione
Patatine Fritte
Dolci al carrello

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Easy Cooking Tour 2013

 

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Il 25 e il 26 di maggio di è svolta l’ultima tappa dell’EASY COOKING TOUR.

Sono partiti il 13/04/2013 da Bari e attraversando tutto lo stivale con show cooking e corsi di cucina gratuiti hanno animato le piazze d’Italia.

Ho avuto il piacere di assistere ad una lezione di cucina di Mattia Poggi e di cucinare con lo chef di Sale & Pepe Roberto Maurizio.

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Le piante aromatiche

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Il termine pianta aromatica indica piante contenenti sostanze di odore gradevole (aromi), ricche di oli essenziali.

 

Nei vegetali la produzione di sostanze aromatiche può essere distribuita in tutta la pianta o localizzata in determinati organi, come:

  • Semi (pepe, anice, vaniglia, ginepro, caffè, ecc.)
  • Bulbi o radici (cipolla, aglio, ecc.)
  • Foglie (tè, tabacco, ecc.)
  • Legno (sandalo, canfora, ecc.).

Molte piante aromatiche hanno anche proprietà medicinali e officinali (come ad esempio la menta), ma vengono generalmente utilizzate: in cucina come spezie per insaporire i cibi, o prolungare la conservabilità di alcune pietanze, in erboristeria fresche o più frequentemente essiccate per la preparazione di infusi o bevande dissetanti, industrialmente per la preparazione di liquori o amari

L’aggiunta di aromi nell’alimentazione è un uso molto comune e importante per esaltare il gusto e il gradimento dei cibi e renderli più digeribili. Tutte le erbe aromatiche, sono anche medicinali ed è quindi necessario tenere presente tale caratteristica.
Nel 812, Carlo Magno, primo imperatore del Sacro Romano Impero, con un editto obbligò a coltivare l’erbe “salutari” che erano contenute in un elenco, in numero di 74.
La virtù degli aromi, oltre quella d’insaporire i cibi, è quella di aiutare la digestione.
Nella conservazione dei cibi, l’uso di particolari spezie, ha lo scopo, non solo di un’esigenza gustativa, ma anche d’impedire il proliferare della flora batterica; così il pepe nel salame, i chiodi di garofano e la cannella per non far irrancidire le mele e altre spezie come noce moscata, rafano, curcuma, zenzero, rosmarino, aglio, salvia, timo, maggiorana, senape che hanno proprietà antibatteriche. L’olio di senape era un tempo usato, nella conservazione del vino per impedire lo sviluppo di muffe.
Ogni cucina propone le sue erbe aromatiche e quella italiana ne presenta un’ampia scelta.

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Dragon Fruit

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Il Frutto del Drago  è molto popolare in Sud America oltre ad essere coltivato anche in Vietnam, Thailandia, Malaysia, Taiwan e recentemente introdotto a Burgos, llocos Norte, nel nord delle Filippine. Pitaya o pitihaya è il nome con cui il frutto è conosciuto a livello locale. E’ un frutto somigliante ad un cactus che produce frutti a forma di pera con una dolce polpa bianca o rosa. Secondo medici ed esperti della nutrizione, il frutto del drago è ricco di fibra che aiuta l’eliminazione delle scorie, e che contiene alti livelli di vitamina C, calcio e fosforo. Tra le proprietà nutrizionali anche gli alti livelli di antiossidanti che possono prevenire il cancro, ipertensione,diabete, reumatismi e infezioni delle vie urinarie. Le piante del frutto del drago hanno una vita di circa 50 anni.

Dragon fruit può essere consumato crudi, la polpa e i fiori possono anche essere cucinati come verdura, utilizzati come contorno a pesce o carne in ricette come lo Sinigang (zuppa agrodolce fermentata) e il Bulalo (bollito di gamba di manzo).

I fiori essiccati possono essere tagliati in pezzi e cotti. Anche la pelle può essere cucinata come marmellata o gelatina, oppure bollita come tè.

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